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Negli ultimi anni si è sviluppata una nuova ricerca scientifica sul rapporto tra Apprendimento ed Emozioni: la WARM COGNITION (apprendimento caldo).
Tutti noi abbiamo ricordi scolastici che riguardano non solo i rapporti con i compagni, o quanto successo durante la gita scolastica. Ricordiamo più o meno bene anche i nostri professori e, se ci concentrassimo, riusciremmo a ricordare anche alcune lezioni. E’ scientificamente provato che la maggior parte di quello che resta nelle memorie, sono però perlopiù i brutti ricordi: punizioni, sgridate, note. Tutto ciò che da studenti ci ha provocato “dolore”. Il dolore potrebbe essere paragonato all’effetto di una cicatrice: il dolore con il tempo sparisce ma resta il segno che ricorda l’evento doloroso. Così vale anche per le memorie di tutti noi. Restano nelle memorie a lungo termine i ricordi negativi. In una delle sue lezioni sulle emozioni e in particolare proprio sui brutti ricordi scolastici, la prof. Daniela Lucangeli spiega che il nostro cervello attiva degli alert appena riconosce una situazione di pericolo, così da cercare di evitare che l’evento negativo possa di nuovo provocare lo stesso dolore già vissuto in precedenza. Questo meccanismo può scattare anche in contesto scolastico. Se uno studente prova paura, preoccupazione, dolore nei confronti di una materia o di un insegnante, il cervello tenderà ad attivare gli alert che con molta probabilità porteranno alla strategia difensiva più semplice: fuggire. Nelle memorie cosa resterà? Paura, dolore, la fuga da una situazione che provoca emozioni negative.
Di contro un apprendimento vissuto in situazione di tranquillità, imparando attraverso le curiosità in modo sereno, in warm cognition, usando la terminologia anglofona, permetterà agli studenti di accogliere nelle memorie bei ricordi, che non faranno fuggire, ma avvicinare.
Allora c’è da chiedersi cosa resterà nelle memorie degli studenti di questo momento storico, di questo periodo in cui a causa della pandemia sono costretti ad apprendere senza relazioni umane di contatto fisico? Sia dal punto di vista didattico che relazionale, probabilmente, resterà ben poco di positivo.
Basti pensare addirittura che uno degli interruttori emozionali più potenti per gli esseri umani è l’abbraccio. Un gesto ora fortemente sconsigliato e addirittura vietato tra persone di contesti familiari diversi. La scienza ci dice che l’abbraccio produce una quantità enorme di ossitocina, un ormone che ha funzioni essenziali per il nostro fisico e per la nostra mente. Oltre all’abbraccio ci sono altri gesti come le carezza e i sorrisi davvero indispensabili per un apprendimento caldo che favorisca memorie positive.
Per questo un consiglio che andrebbe dato a tutti gli insegnanti è quello di sorridere anche se di fronte a una webcam. Dall’altra parte gli studenti percepiranno il sorriso che in quel momento è l’unico mezzo disponibile per poter stimolare emozioni. “Tranquilli io ci sono”: è quello che gli studenti di ogni età vorrebbero sentirsi dire. “Come state?” all’inizio della lezione e non partire subito con l’appello dei presenti. Sorridere, ridere, scherzare. Solo così la lezione entrerà nelle memorie e susciterà ricordi positivi nonostante l’assurdità di fare una didattica senza relazioni.
di Nicola Frezza
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