La Disclosure: una chiave per l’inclusione scolastica

di Giulia Lampugnani

Raccontare la neurodiversità può essere un supporto per una scuola più attenta ai bisogni. La collaborazione con la famiglia rimane però fondamentale.

La disclosure, termine non tradotto in italiano, significa “svelamento” o “apertura”. Indica cioè l’azione intenzionale di una persona che condivide con altri la propria condizione legata a una diagnosi di Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) o altri disturbi del neurosviluppo, come l’ADHD o i disturbi dello spettro autistico.

In ambito scolastico, questa pratica è particolarmente delicata e cruciale, poiché permette agli studenti e alle studentesse di comunicare serenamente le proprie necessità e di accedere così a un contesto più inclusivo.

Molti disturbi del neurosviluppo non sono infatti visibili, rendendo difficile per i pari cogliere le necessità di chi li vive.

Per gli studenti e le studentesse con neurodiversità, questa invisibilità può tradursi in disagio sociale e scolastico, anche nella dimensione relazionale, portandoli a evitare situazioni che potrebbero evidenziare le loro difficoltà.

Perché è utile?
Se gestita adeguatamente, la disclosure rappresenta un passo verso relazioni più chiare e inclusive.

Chi vive la condizione di un disturbo di neurosviluppo evidenzia abitualmente due momenti chiave: la diagnosi, spesso accolta con sollievo poiché spiega le difficoltà incontrate e libera dal senso di colpa, ma che richiede in seguito anche una ristrutturazione dell’identità personale, e la disclosure, il momento in cui la persona decide se e come condividere questa informazione con altre persone significative, come compagni, compagne e insegnanti.

La disclosure ha un impatto profondo sul benessere degli studenti e delle studentesse. Condividere la propria condizione con i pari, in particolare i compagni e le compagne di classe, porta a vantaggi.

In particolare, riduce la vergogna e il senso di colpa, favorisce l’uso sereno di strumenti compensativi, come tablet o mappe concettuali, percepiti come necessari e non privilegi, promuove relazioni più trasparenti tra pari, riduce il rischio di bullismo e prepara a future situazioni accademiche e lavorative, sviluppando self-advocacy, cioè la capacità di esprimere le proprie necessità in modo assertivo. Infine, per i compagni e le compagne, comprendere i disturbi del neurosviluppo significa diventare parte attiva di una comunità più inclusiva e attenta ai bisogni altrui.

Al contrario, una mancata disclosure può alimentare incomprensioni, isolamenti ed esclusione.

Gli strumenti compensativi rischiano di essere percepiti come ingiusti, generando tensioni tra pari. Inoltre, gli studenti e le studentesse con un disturbo del neurosviluppo potrebbero evitare attività o situazioni che evidenziano le loro difficoltà, limitando la loro partecipazione scolastica e sociale.

Come può essere accompagnata?
La disclosure non è un processo spontaneo e richiede supporto. Fra le azioni decisive per il suo successo c’è sicuramente il coinvolgimento dei genitori, che devono essere aiutati ad accettare e condividere serenamente la condizione dei propri figli, ma anche un lavoro di sensibilizzazione focalizzato sulla classe, attraverso attività partecipative che spieghino le caratteristiche dello studente o della studentessa con neurodiversità e gli strumenti utili per affrontarle.

Riveste poi un’importanza particolare anche la formazione dei docenti e delle docenti stesse, al fine di familiarizzarsi con il concetto di disclosure e con le strategie orientate alla creazione di un ambiente accogliente, così come il supporto destinato a studenti e studentesse con diagnosi di DSA o altri disturbi del neurosviluppo.

La creazione di percorsi didattici mirati e di strumenti e processi di consapevolezza per descrivere la propria condizione, parlarne apertamente e richiedere collaborazione ai pari, permette di affrontare anche eventuali pregiudizi.

Per chi vive la condizione di DSA, è infatti fondamentale non sentirsi soli: scambiare esperienze con altri in percorsi educativi mediati facilita l’accettazione e la consapevolezza, protegge e previene dal disagio ed è preliminare alla disclosure.

Un esempio concreto
In Canton Ticino, in particolare nella scuola media di Cevio, è in corso il progetto innovativo “Ognuno a suo modo” per migliorare il benessere di studenti e studentesse con DSA attraverso la sensibilizzazione e l’innovazione didattica, che propone in una prima media un laboratorio teatrale tematico e giochi costruiti da studenti con DSA per comprendere le difficoltà quotidiane di studenti e studentesse con neurodiversità e sviluppare pratiche didattiche inclusive.

Il progetto, frutto della ricerca sui vissuti nei DSA e di sperimentazione in scuole italiane della dott.ssa Giulia Lampugnani, pedagogista ricercatrice dell’Università Milano-Bicocca e responsabile di Talenti fra le nuvole onlus, viene realizzato grazie alla collaborazione scientifica con la dott.ssa Angela Pasqualotto (co-responsabile del Centro Competenze BESS, DFA/ASP), e con il supporto delle studentesse del Master in Pedagogia specializzata e didattica inclusiva, Daniela Ferrazzo e Chantal Zucchetti, coinvolgendo docenti di sostegno, insegnanti e studenti della scuola, con attività di sensibilizzazione e formazione continua.

La disclosure non è solo un passaggio fondamentale per gli studenti e le studentesse con neurodiversità, ma un tassello cruciale per costruire una società più inclusiva. Permette relazioni scolastiche più serene, una partecipazione attiva e una maggiore consapevolezza di sé.

Sensibilizzare docenti e compagni e accompagnare gli studenti e le studentesse in questo processo significa gettare le basi per un futuro in cui ogni individuo possa esprimere appieno il proprio potenziale, sia in classe, sia nella vita.

*Professoressa associata in Psicologia cognitiva e didattica inclusiva

** Pedagogista, ricercatrice in Pedagogia speciale

Copyright immagine: Depositphotos

Fonte: https://www.laregione.ch/rubriche/educazione/1804825/studentesse-disclosure-studenti-condizione-neurosviluppo-neurodiversita-puo-scuola-supporto-chiave

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